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Benvenuti nella casa de Lemoire - tel: 3203697675
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L’espressione usata dai Greci per indicare la verità ha per sua struttura semantica e lessicale un contenuto diverso rispetto all’espressione latina veritas.
Etimologicamente il prefisso alfa, con funzione privativa, precede la radice lath che significa dimenticare. Alètheia indica quindi qualcosa che non è più nascosto, che non è stato dimenticato.
In questo senso il termine può essere tradotto come verità intesa nel senso di rivelazione e di svelamento.
Dalla medesima radice etimologica deriva anche il nome del fiume Lete che nella mitologia greca è il fiume dell’oblio.
Parmenide parla di alètheia nel suo poema Sulla natura di cui abbiamo pochi frammenti: l’ alètheia, la via della verità è insegnata al filosofo da Dike, dea della giustizia; questa via si contrappone ad un’altra via, quella delle false opinioni e dell’ignoranza.
La verità, oggetto della conoscenza filosofica è quindi ciò che si manifesta, che non rimane oscuro.
Il vero è per il greco qualcosa che non ha più in sé qualcos’altro, cioè la velatezza di cui si è liberato. Quindi verità non significa aderenza o conformità a qualcosa.
Per i Greci riferirsi al vero significa fare riferimento all’intero costituito dalla natura, dall’opera dell’uomo e dall’agire degli dei.
Il percorso da seguire per cercare il vero è farne esperienza nel suo nascondersi, nella sua velatezza per poi tentare di strapparla affinché si riveli.
Fonte: https://www.officinafilosofica.it/blog/la-verita-nel-mondo-greco-aletheia-e-veritas-a-confronto/#:~:text=Al%C3%A8theia%20indica%20quindi%20qualcosa%20che,%C3%A8%20il%20fiume%20dell'oblio.
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