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    Tovaglioli Clori in stoffa di colore giallo

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    4,90 €
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    Artigianato italiano di tovaglioli abbinati alla collezione Clori ispirati alla dea dei fiori

    • Tovaglioli misura 45x45
    • Colorazione Giallo senape
    • Collezione ispirata alla dea dei fiori
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    Tovaglioli Clori in stoffa di colore giallo

    Artigianato italiano di tovaglioli abbinati alla collezione Clori ispirati alla dea dei fiori

    • Tovaglioli misura 45x45
    • Colorazione Giallo senape
    • Collezione ispirata alla dea dei fiori

    La stagione della fioritura rinasce con la dea Clori e i tovaglioli ispirati ai colori della primavera

    Lasciate che adesso parlino Lemoire...

    Flora è la dea dei fiori, dei fiori e della fioritura. Un giorno di primavera, mentre la fanciulla passeggia per i campi, Zefiro la vede e se ne innamora perdutamente. Dunque la rapisce e si unisce con lei in matrimonio. Come dimostrazione d’amore, concede a Flora di regnare sui fiori dei giardini e dei campi. Dal canto suo, la dea offre agli uomini una innumerevole varietà di fiori e il miele.

    Flora viene ritratta con il capo cinto da una ghirlanda floreale mentre porta in grembo una grande quantità di fiori. Talvolta è ritratta in compagnia di Zefiro, oppure mentre copie leggiadri passi di danza nel suo giardino. Alla dea è legata l’immagine della floridezza, nonché delle gioie della vita e della dolce attesa delle donne.

    Una delle opere più note in cui compaiono Flora e Zefiro è la Primavera del Botticelli. L’opera fu dipinta tra il 1481 e il 1482 e si trovava nella stanza attigua alla camera da letto di Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici. Tra le fonti letterarie che hanno ispirato il pittore si possono citare le Metamorfosi di Ovidio, le opere di Lucrezio e le Stanze di Poliziano. Le figure ritratte sono: Mercurio, le Tre Grazie, Venere, Cupido, Flora, Clori  e Zefiro. L’opera è, secondo una teoria ampiamente condivisa, ambientata in un boschetto di aranci (il giardino delle Esperidi) e va letta da destra verso sinistra, forse perché la collocazione dell’opera imponeva una visione preferenziale da destra. Zefiro (o Borea), vento di primavera che piega gli alberi, rapisce per amore la ninfa Clori (in greco Clorìs), mettendola incinta; da questo atto ella rinasce trasformata in Flora, la personificazione della stessa primavera rappresentata come una donna dallo splendido abito fiorito che sparge a terra le infiorescenze che tiene in grembo[1]. A questa trasformazione allude anche il filo di fiori che già inizia a uscire dalla bocca di Clori durante il suo rapimento. Al centro campeggia Venere, inquadrata da una cornice simmetrica di arbusti, che sorveglia e dirige gli eventi, quale simbolo neoplatonico dell’amore più elevato. Sopra di lei vola il figlio Cupido, mentre a sinistra si trovano le sue tre tradizionali compagne vestite di veli leggerissimi, le Grazie, occupate in un’armoniosa danza in cui muovono ritmicamente le braccia e intrecciano le dita. Chiude il gruppo a sinistra un disinteressato Mercurio, coi tipici calzari alati, che col caduceo scaccia le nubi per preservare un’eterna primavera. Flora è raffigurata come una bellissima fanciulla vestita di un abito adorno di fiori. Cammina a piedi nudi sul bellissimo tappeto fiorito e ha il capo cinto da una ghirlanda.

    Fonte: https://restaurars.altervista.org/vi-raccontiamo-il-mito-di-flora-la-dea-della-primavera-amata-da-zefiro/

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